NEW YORK,
13.9.2015 –
Il
nostro album, che ricorda momenti trascorsi
insieme al piu’ grande campione del mondo,
invidiato da centinaia di personaggi del
pugilato, contiene una pagina speciale ricca di
storia, avvenimenti, novita’ e curiosita’ di
Rocco Francis Marchegiano “re dei pesi massimi
di Brockton”, nato da genitori abruzzese-campani,
papa’ Pierino, calzolaio emigrato da Ripa
Teatina in provincia di Chiei e ferito di
guerra, e la beneventana mamma Pasqualina "Lena", cuoca
capace di far cantare il figlio, dinanzi alle
sue pietanze e maccheroni alla chitarra, al
peperoncino.
(nella foto
Marciano tra la moglie Barbara e la mamma Lena;
collezione Lino Manocchia).
Il
campione aveva creato nelle montagne Katskill
(stato di N.Y.) un angolo di paradiso -
veramente incantevole -, di pace dove Rocco
temprava fisico e spirito, e trascorreva i
giorni di vacanza e quelli di preparazione per
un incontro. e lassu’, giorno per giorno,
rinfrescava il desiderio di poter compiere un
viaggio in Italia.
Il
campione era agli sgoccioli della carriera che
poteva prolungarsi ancora, ma la famiglia, il
manager Al Weill,
l’allenatore Al Colombo influirono sulla
decisione di lasciare la boxe. «Ancora un
annetto, poi basta, ma non prima di essere
sceso a Ripa Teatina (Chieti) dove mi attende
una balda schiera di avversari», affermava
Rocky.
E
lassu’, il 22 di agosto 1955, il campione ci illustro’
un programma pugilistico di vasto interesse, che
il 20 settembre vedeva capolista il quotatissimo Archie Moore,
ed avrebbe concluso il suo “lavoro” sul palco
cordato, all’eta’ di 31 anni, dove aveva
raccolto 49 vittorie via K.O, senza mai saggiare
il tappeto.
«Prima
pero’ - mi chiese - dimmi la verita’:
credi proprio che ai miei “paesani’ interessi
tanto che io vada a vedere la terra dei miei
genitori?»
L’Italia era senza dubbio il suo grande sogno,
che prima o poi, rese reale, virile come tutta
la sua persona.
Abbiamo trovato un Marciano inedito, un Marciano
preso nell’intimita’ delle cose, un Marciano
amante della lettura, della radio, della
televisione, della quiete, un Marciano amante
dell’Italia, dei giornali italiani, di tutto
quanto faccia parte della nostra nazione
(nella foto Marciano legge i giornali).
E
abbiamo parlato quasi sempre in italiano, uno
stretto dialetto abruzzese, simpatico, spontaneo
e virile come tutta la sua persona. Rocco si
deliziava a parlare in dialetto, si divertiva
come un ragazzo con l’aquilone, quando poteva
sfogarsi in abruzzese e gioiva quando gli si
faceva capire che lo parlava molto bene.
Ma
tutto questo e’ passato quando sono giunte le
ore quindici. Allora il pugile piu’ acclamato di
tutti i tempi e’ salito sul ring - all'interno
di uno immenso capannone -, ed il carattere
dimostrato prima ha subito un cambiamento
radicale.
Questo era Rocky. Allorche’ calzava i guanti e
saliva tra le dodici corde, diventava una
poderosa macchina da pugni, tremendo fighter
dalla potenza inaudita e dalla volonta’
d’acciaio. Poi quando le luci del ring si sono
spente e Marciano e’ uscito fresco dalla doccia,
abbiamo rivisto il nostro Rocco di prima. E'
sorprendente, credetemi, la doppia fisionomia di
quest’uomo, pugile sereno, sorprendentemente
calmo, buono e sensibile.
(nella foto il pugile con il figlio Rocky Kevin;
collezione Lino Manocchia).
-
Rocky, chiediamo: come prevedi il combattimento
del 20 settembre, allo Yankee Stadium?
«Sara’
duro, combattuto, ma tu sai che io amo i
gladiatori e non le pecorelle. Sempre
dall’Italia l’organizzatore Renato Torri
promette un “battage eccezionale”». Poi,
Rocco prosegue:
«Sempre
Torri offre 300 milioni di lire per il titolo,
fuori dagli Usa per misurarmi con Francesco
Cavicchi».
Insomma una girandola di pugni, attende l’Uomo
piu’ forte del mondo. Strano, perche’ Marciano
fino ad allora non aveva accettato di mettere in
palio il suo titolo, ed il suo assenso a venire
a combattere nello Stivale, generò, ovviamente,
viva sorpresa.
Marciano aveva
dinanzi un vasto campo di scelte, ma la grossa
novita’ giunta allo scadere della sua carriera
si verificò allorche’ Muhamad ”la lingua”
Ali’ gli offrì un vagone di dollari per uno show
senza eguali.
«Mbè!
- commenta filosoficamente Rocky -, se
avessi qualche annetto in meno, non ci penserei
molto. Peccato! Ma se rinascerò… ci pensero’...».
Quel giorno a Grossinger, con Rocco Marchegiano,
rimarra’ impresso nella nostra mente insieme a
tante altre visite per quel suo modo di agire,
conversare, per quel suo carattere espansivo,
allegro e cordiale..
Il
destino fu crudele. Sapeva che Rocky non amava
tanto volare, ma gli affari vinsero, portandolo
via da mamma Lena, papa’ Pierino, la moglie
Barbara ed il figlio Rocco che piansero,
insieme ad una legione mondiale di “fedeli.”
Il
31 agosto 1969, mentre Marciano era in volo
verso Des Moine (Usa), la mano divina lo chiamò
a se' e Rocky, il giorno prima del suo 56.mo
compleanno, partì per l’immenso lago celeste
dove l’attendeva un favoloso combattimento
guantato.
Goodbye, Grande
Campione. Arrivederci lassù! |