Direttore  Responsabile Ludovico RAIMONDI

Collaboratore Vincenzo RAIMONDI

www.giulianovailbelvedere.it, sede legale a Giulianova (Te), Viale dello Splendore 12/a
Redazione
Opinioni
WebCam
Meteo
I ricordi
Fotogallery
Link vari
Attualità/Cultura

Radici dell'Artigianato Abruzzese

di Vito Giovannelli

 

LA  VOZZA  DI  SANT’ANTONIO

recipiente della civiltà contadina

 

Radici dell'Artigianato Abruzzese di Vito Giovannelli - La Vozza di SantA'ntonio: Pescara, 28.7.2012 (Numero 8) - La vozza è un orciolo biansato usato per conservare vino, olio ed acqua. Così recita il vocabolario Abruzzese e  Molisano di Ernesto Giammarco (Roma 1968).

 

 

 

Pescara, 28.7.2012 (Numero 8) - La vozza è un orciolo biansato usato per conservare vino, olio ed acqua. Così recita il vocabolario Abruzzese e  Molisano di Ernesto Giammarco (Roma 1968). Questo preciso impiego domestico mi è stato confermato anche da molti contadini e casalinghe intervistate. La Vozza di sant’Antonio, invece, come mi ha puntualmente informato il ceramista di Rapino Andrea Bontempo (1905-2001, veniva usata solo per conservare l’acqua da portare in campagna, essendo un orciolo a bocca stretta, comodo per il trasporto dei liquidi.

La morfologia della Vozza di Sant’Antonio potrebbe farsi risalire ad alcune hydrie protoattiche di ellenica memoria.

Mancano sufficienti notizie letterarie su questo recipiente tipico dell’arte vascolare abruzzese, nato nella bottega di una scuola piuttosto circoscritta: quella di Rapino.

Anche l’iconografia difetta di immagini, pur essendo la vendita della vozza abbinata ad una festa rinomata: quella di Sant’Antonio da Padova di Serramonacesca.

Contrariamente a tutte le tipologie a forma chiusa famose per le decorazioni dipinte, la Vozza di Sant’Antonio si distingue per una valenza decorativa a bassorilievo, ottenuta da stampo, con particolari processi di serializzazione.

E’ l’unico recipiente abruzzese, infatti, decorato con un bassorilievo antropomorfo, che riproduce il santo con il bambino in braccio, opera plastica  collocata sotto il versatorio. Stilisticamente, il Santo è reso in posa statica. Il volto del taumaturgo, dallo sguardo insondabile, si rifà, in generale, alla tradizione della spontanea coroplastica popolare, che, a volte, non riesce a rispettare, per mancanza di competenze accademiche dei plasticatori, i registri anatomici.

La prima realizzazione della Vozza di Sant’Antonio nella bottega dei Bontempo, di Rapino, si deve a Lorenzo senior (1838-1921). Sembra utile e opportuno, a questo punto, indicare una traccia di derivazione di questo contenitore popolare.

Presumibilmente, Lorenzo Bontempo senior potrebbe aver attinto ispirazione dagli orcioli castellani settecenteschi dipinti con la figura di sant’Antonio  dei quali un esemplare significativo, molto vicino alla Vozza di Sant’Antonio, si conserva nel museo di Atri (collez. Bindi).

L’archetipo di Rapino come sostenne, in diverse interviste, il mio informatore Andrea Bontempo, non venne mai rinnovato. La ripetizione iconica, però, garantisce, ne sono convinto, la validità di questo oggetto che vanta altre tipologie  morfologiche, di altre scuole, dotate di bassorilievi. Cito per tutte l’orciolo del museo di Cerqueto di Fano Adriano, arricchito da simbologie tridimensionali eteromorfe legate ai riti della Passione.

Ovviamente, non rientrano in questo intervento le acquasantiere riccamente incorniciate, né le ceramiche a forma aperta (delle quali ricordo il bacile  di produzione anversana del museo di Deruta, studiato da Van Verrocchio).

Nonostante la singolarità decorativa espressa con il rilievo e non con la pittura la Vozza di Sant’Antonio non ha incontrato il favore commerciale avuto dal boccale di san Rocco, boccale dipinto venduto alla festa di san Rocco di Roccamontepiano, il 16 agosto e della campanella di Sant’Egidio,con l’immagine dipinta della Madonna del Ponte, realizzata solo sulle campanelle più grandi, vendute a Lanciano,il 31 agosto.

Oggi che il mutamento corre rapido come non mai occorre conoscere il passato e valutare cosa salvare e ricordare delle realtà manifatturiere rimaste finora troppo in ombra  e significativamente staccate dal mondo per il quale erano state create.

A proposito della Vozza di Sant’Antonio, ricostruita dal prof. Amato Bontempo, Rino Panza ha scritto; “un recipiente del mondo contadino, che veniva dato per scomparso e che adesso, invece, può riprendere il suo posto nel panorama della ceramica abruzzese “ (cfr. La ceramica di Rapino e i Bontempo, Edizioni Ferentum, 1994 ).

  Vito Giovannelli

Chi è Vito Giovannelli

 
Numero 7 (21.7.2012)
Il sordino della mosca
Numero 6 (14.7.2012)
Attizzafuoco e Furcinone
Numero 5 (7.7.2012)
Il Poculo
Numero 4 (30.6.2012)
Trabocchi e caliscinni in Abruzzo e a Giulianova 
Numero 3 (23.6.2012)
La sedia di San Pietro
Numero 2 (16.62012)
Dal cannizzo di  Giulianova ai cannizzari della costa dei trabocchi
Numero 1 (9.6.2012)
Il calice di Cesacastina di Crognaleto
 

  Testata giornalistica iscritta al n° 519 del 22/09/2004 del Registro della Stampa del tribunale di Teramo