NEW YORK,
22.4.2015 –
La vita del campione di pugilato Livio Minelli,
nato in quel di Bergamo l'11 febbraio 1926 ed
emigrato in America con altri compagni d’armi
guidati dal manager Carmine Tarantino, si è
conclusa tre anni orsono in una “Casa per
anziani” di Goshen, N.Y., località nella quale,
appesi i guantoni, aveva aperto e gestito il
ristorante “Chez George”. Minelli si è spento il
4 febbraio 2012, all’età di 86 anni, tanti
quanti gli incontri disputati nella sua carriera
di pugile (60 vittorie, di cui 18 per K.O., 19
sconfitte e 7 pareggi). Di lui, sono rimasti
incancellabili momenti, gloriosi, entusiasmanti,
stoici che infiammarono migliaia di aficionados,
tenendo legato alla grande boxe il suo titolo di
campione europeo conquistato nel 1949.
I noti protagonisti della serie “Welters”
ripetutamente tentarono la strada del K.O. che
Livio seppe rintuzzare resistendo anche contro
colossi come Johnny Bratton, Kid Gavilan (“Il
falco di Cuba”), Bo Jack e Johnny Saxton.
In particolare, proprio le sfide con Gavilan,
grande avversario di Ray "Sugar" Robinson, lo
consacrarono campione di coraggio anche se il
titolo mondiale non gli arrise mai.
Minelli non stava nel giro
organizzativo che contava. Gavilan era il
campione del mondo e il match sulle 10 riprese
si svolse nell’Arena di Cleveland. Il cubano si
salvò con un verdetto a maggioranza che fu
definito semplicemente scandaloso.
Un
anno dopo il campione concede la rivincita
all’italiano. Il match si svolge a Boston nel
1954. Livio Minelli si trasferisce in questa
località una settimana prima per rifinire la sua
preparazione. In palestra fa i guanti con Paolo
Rosi, che lo colpisce al fianco sinistro su una
falsa posizione. Il dolore è tremendo e viene
subito sospeso l’allenamento. Si pensa di
ovviare all’inconveniente chiamando Italo
Scortichini a sostituire Minelli contro Gavilan.
Il bergamasco non ne vuole sapere e si presenta
sul ring senza allenamento e imbottito di
antidolorifici. Gavilan quasi subito piazza un
destro al fianco di Minelli, che fa una smorfia
di dolore. Il campione capisce subito che
qualcosa non va nel suo avversario e lo tempesta
di colpi. Nel secondo round Livio è contato due
volte, ma riprende sempre con coraggio.
L’incontro sembra avviato alla fine, ma non è
così perché Livio stringe i denti, camuffa il
dolore con finte, attacchi improvvisi e un’
abile difesa. Arriva alla fine dei 10 round
nettamente sconfitto, ma è lo stesso Gavilan a
complimentarsi con lui dopo aver capito che il
suo avversario era salito sul ring in condizioni
precarie. E’ questa una delle ultime
apparizioni dello stoico pugile bergamasco che
si ritirerà nel 1955.
Riproponendo a Minelli le “20 domande a...”
di "Boxe Match Sport" vogliamo salutare il
passato e la memoria di un caro e valido amico.
La penna di Lino Manocchia
20 DOMANDE A...LIVIO
MINELLI
Sei campione d’Europa, hai incontrato cinque
Campioni del Mondo uscendone sempre a testa
alta dal quadrato, eppure non conduci una vita
patriarcale, vero?
«Trascorro
le ore libere a casa con la mia famiglia.
Sarebbe ora, no?»
Sei diventato un uomo d’affari?
«Gli
affari io li ho sempre conclusi per gli altri»
Nostalgia della vita passata?
«Footing
alle sei del mattino, pugni nel pomeriggio,
quasi sempre in viaggio, ma…nessuna nostalgia»
Nessuna?
«Gli
applausi della folla, ecco tutto…»
Senti Livio,secondo te hai mai commesso errori
gravi nel corso della tua carriera?
«Forse
avrei dovuto tentare tra i pesi medi,invece di
sudare tanto tra i “Welters”»
Perchè?
«Tra
i “Medi” avrei combattuto di più guadagnando di
più e forse avrei anche vinto il titolo»
Se potessi tornare indietro cambieresti
procuratore?
«Se
lo facessi non potrei mai trovare un secondo
Carmine Tarantino»
E’ stato bravo con te, vero?
«E’
stato per noi il “papa” buono d’America»
Quali nomi di pugili italiani consideri degni di
rilievo?
«Bonvino,
Senna, Coletti, Rossi, Scortichini e…ovviamente,
me!»
Come spieghi il fatto che da qualche anno i
pugili italiani non tentano più la grande
avventura americana?
«Forse
perchè hanno la vita facile in Europa. Qui si
guadagna, ma si fa del pugilato!»
Quale è stato secondo te il più grande pugile di
tutti i tempi?
«Senza
dubbio Sugar Ray Robinson»
Tra i tuoi avversari chi ammiri maggiormente?
«Michele
Palermo. L’ho sempre ammirato e rispettato»
Chi è stato il pugile più duro da te incontrato?
«Kid
Gavilan. A Cleveland c’eri anche tu, ricordi? Lo
avevo battuto proprio con il suo colpo
preferito, il “bolo pounch”, ma i giudici…!»
E nella rivincita di Boston?
“E
sì, con una costola resa dolorante da Paolo Rosi
nell’allenamento della vigilia! C’era poco da
fare, ma dovetti combattere lo stesso»
Livio, ci conosciamo da 15 anni e mi attendo una
risposta sincera. Avevi proprio paura dei pugni,
quando ”pedalavi all’indietro“ sul ring?
«Era
un sistema buono per evitare i colpi e colpire
d’incontro. Ma per gli americani bisogna andare
sempre avanti»
Dimmi Livio, e di Bergamo e dei tuoi amici?
«Non
ne parliamo. Sento tanta nostalgia e quando
posso non manco di farvi una capatina»
Dunque, c’è stato qualcosa nella tua vita che
desideravi tanto e che pensi di aver ottenuto?
«Una
vecchiaia tranquilla e sicura quando verrà. L’ho
ottenuta a suon di pugni»
Sei ancora giovane, per parlare di vecchiaia…
«Si,
ma mia moglie la pensa diversamente!»
Livio, avevo dimenticato che ti hanno nominato
Commendatore. Spero non ti dispiaccia che ti
abbia chiamato per nome?!
Risposta: CENSURATA! |