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I RICORDI

di Lino Manocchia

 

giulianovailbelvedere.it alla scoperta dell'America

 

INTERVISTE ESCLUSIVE DEL PUGILATO CHE FU…

Il settimanale “Boxe Match Sport” (nella foto una copertina) negli anni ’60-’70  era  l’abbecedario pugilistico di mezzo mondo e non temeva la competizione dell’omologo e noto “Boxe Ring” degli Usa. “La Bibbia”  italiana dell'epopea del pugilato non si lasciava sfuggire i grossi calibri della disciplina sportiva. Lino Manocchia curava la rubrica "20 domande a...". In questo numero un campionissimo che precorse i tempi della danza sul ring.

 

Jack Dempsey mano di gesso

 

NEW YORK, 5.5.2015 William Harrison Dempsey, o Jackie Dempsey, detto il "Manassa Mauler, ovvero uno dei più grandi pugili della storia guantata, il "massacratore" dallo stile di combattente mobile, assai moderno, che conservava gelosamente il suo palmares ricco di nomi dei "mostri sacri” del ring, la cui maggioranza apparteneva a lui, il "grande Jack”, padrone del rinomato locale lungo Broadway.

Bastava ricordargli una voce del  "si dice" circa un suo combattimento per infiammarlo e scatenarlo al punto da fargli considerare la "press, bugiarda e nemica di un gentleman, e che non conosceva il campione del mondo dei pesi massimi".

La storia risale all'incontro che il 4 luglio 1919 fece furore a Toledo nello stato dell'Ohio (foto di apertura). Jack incontrò da sfidante un colosso di nome Jess Willard, campione del mondo dei pesi massimi, che i pugni  di Dempsey spedirono al tappeto dopo appena 3 round.

Sin qui, sembrava tutto "onesto", se non che il solito "si dice" rivelò che il manager di Dempsey avrebbe  applicato nei guantoni del suo pugile "il gesso di Parigi", che addirittura distrusse l'avversario.

Ovviamente la stampa si sbizzarrì a risaltare la voce a caratteri cubitali. Il cronista ebbe l'occasione di  esaminare i guantoni insieme ad un esperto  del mestiere.

Tutto apparve chiaro, onesto, e Dempsey registrò un altro glorioso incontro della sua carriera, la quale tra l’altro emerse anche nel cinema. Dempsey ne era entusiasta, completando 14 film di genere vario. La fine del grande campione giunse all'età di 88 anni.

 

La penna di Lino Manocchia

20 DOMANDE A… JACK DEMPSEY

 

L’ex Manassa Mauler ha sempre propugnato la creazione di un Commissario straordinario per il boxing americano. Malgrado gli affari assorbissero le giornate del grande ”massimo”, la boxe è rimasto il primo amore. Nel suo restaurant in Broadway, Dempsey ha risposto alle rituali 20 domande da noi rivolte per “Boxe Match”.

 

Lei è stato il propugnatore del Commissariato nazionale. Il suo sogno, diverrà realtà?

«Sembra di si. Il defunto senatore Kefauver me lo promise. A giorni la proposta si tramuterà in legge»

Dunque Lei accetterebbe la carica di Commissario?

«No, ma potrei suggerire dei nomi che sanno il  mestiere e non politicanti»

Quali benefici ne trarrà la boxe?

«Immensi. Il Commissario, se ha pugno di ferro e

polso fermo , eliminerà tutta la feccia che vegeta aggrappata al pugilato americano. Il resto è questione  di tempo»

 Ma la Tv è il male principale del pugilato Usa?

«Si, ma anche quella andrà a farsi benedire a Settembre»

Quanti piccoli centri di allenamento esistevano ai suoi tempi?

«Centinaia. Oggi si possono contare sulla punta delle dita»

Avrebbe paura di Rocky Marciano  a parità di età?

«Non saprei, ma non ho mai temuto nessuno»

Dica, con tutta franchezza: a Toledo (Ohio), 1919, aveva il “gesso di Parigi” nei guantoni che distrussero  il potente Willard?

«Lei ha scritto molto a proposito, ha veduto i guantoni

e sa la verità. Debbo ripetermi?»

 A casa, comanda lei o la signora Diana (nata a Trieste ndr.)?

«Lei, perchè sa cucinarmi certi maccheroni gustosi!»

Lei Jack è’ ricco?

«Che domanda! Vivo, sto bene, sono felice, che altro vuole?»

Come fa a tenersi in forma?

«Dormo, mangio, faccio esercizi, cammino moltissimo»

Tornerebbe a combattere?

«Senz’altro, ma con l’esperienza che ho adesso»

Considera Clay un vero campione?

«Vuole che mi metta a ridere  sguaiatamente?»

Che ne pensa del boxing italiano?

«E’ stato sempre ammirato da me e dagli americani. Ha fornito e fornisce ottimi elementi»

Crede che Liston sia associato con “qualcuno”?

«Vuol rivolgermi un’altra domanda?»

Quanto tempo ci vorrà per ricondurre la boxe

americana al giusto livello?

«Circa 3 anni. Intanto…vegetiamo»

Chi è stato, dopo di lei,  il più grande tra i grandi?

«E’ difficile dirlo. Non so. Louis, Marciano, Tunney, Canzonieri e…Dempsey. Le piace così?»

Le piacque l’incontro di Miami?

«Quale, quello tra dilettanti? O quello per il titolo?»

Fu una truffa?

«Lei torna facilmente sull’argomento…Io passo»

Che avrebbe fatto a Clay al posto di Liston?

«Non ci avrei combattuto»

Vuol rivolgermi una domanda?

«Si, un’altra volta.!!!!»

Lino Manocchia

 

Nato a Giulianova il 20 febbraio del 1921. Nel corso della sua lunghissima carriera negli Usa, dove si è trasferito nel '50, ha incontrato ed intervistato i personaggi più famosi e potenti del mondo.

 

Numeri precedenti

Livio Minelli, campione di coraggio
Rocky Graziano, il monello di Brooklyn amato lassù
Muhammad Ali, nato il più grande
Joe Louis, il bombardiere nero abbattuto da Rocky
Sonny Liston, tra ring e sacerdozio
Carmen Basilio, pugni e cipolle
Rocky Marciano, pugno di ferro e maccheroni alla chitarra
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 
 

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