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Radici dell'Artigianato Abruzzese

di Vito Giovannelli

 

I  Sorbettieri  di  Canosa  Sannita

 

Radici Artiginali Abruzzesi di Vito Giovannelli - I Sorbiettieri di Canosa Sanita. Pescara, 25.8.2012 (n.12) - Anche nei paesi di altre province abruzzesi sono state svolte e documentate particolari imprese di carattere artigianale.

 

 

Pescara, 25.8.2012 (Numero 12) - Nel Verbum Caro, poemetto dialettale satirico attribuito a don Antonio Basilicati, sacerdote di Arsita, vengono descritte le attività più caratteristiche degli abitanti del teramano.

Anche nei paesi di altre province abruzzesi sono state svolte e documentate particolari imprese di carattere artigianale.

I gelatai, o più precisamente i sorbettieri, ad esempio, erano di Canosa Sannita, paese in provincia di Chieti. Gli erboristi erano di Montebello di Bertona, paese del pescarese. Gli arrotini erano di Secinaro, centro urbano dell’aquilano.

Su Canosa si hanno poche notizie. È noto, però, che solo a datare dal 1864 fu aggiunta la denominazione “sannita” (cfr. De Luca, 2002), per distinguere il paese della provincia di Chieti  dalla più rinomata Canosa di Puglia.

Poche sono anche le notizie sui sorbettieri, artigiani ambulanti che trasformavano la neve in gustosi dessert durante i periodi estivi.

Si conosce, per fortuna, il nome del fornitore della materia prima.

Il grossista si direbbe oggi.

Tutti si rifornivano da zi Giuseppucce (cfr. Matricardi, 1976) il quale, in inverno, con la collaborazione di altri canosini, assunti a giornata, provvedeva ad immagazzinare la neve nell’immenso vano sotterraneo del palazzo marchesale.

Imponente struttura architettonica costruita, forse, dai discendenti di Martino Celaja, signore di Chieti (cfr. Ravizza, 1830, 1834).

La conservazione della neve richiedeva precise norme di procedura.

Alla raccolta seguiva la battitura, facendo attenzione ad intramezzarla con strati di paglia pulita. Questo sistema di conservazione consentiva alla neve di rimanere soffice e per queste sue caratteristiche merceologiche veniva acquistata dai gelatai che la trasformavano in sorbetti.

La neve non intervallata da paglia, invece, ghiacciava e veniva acquistata dai venditori di gazzose per mantenere in fresco la frizzante e gustosa bevanda analcolica.

Per questo secondo utilizzo pare si usasse la neve raccolta negli strati più bassi del paese e del contado, sicuramente con qualche impurità.

Nel periodo estivo quando si sentiva il bisogno di refrigerazione facevano comparsa i sorbettieri con la casacca bianca e il classico carretto simile nella morfologia alla prua di  tipiche imbarcazioni del medio adriatico.

Era facile incontrarli lungo le riviere e, soprattutto, durante le fiere e le feste popolari.

Il sorbetto di neve veniva servito zuccherato e aromatizzato con succhi di frutta:  limone specialmente. Oppure arricchito con infuso di erbe aromatiche, menta soprattutto, in maggior parte raccolta dagli erboristi di Montebello di Bertona, per innalzare il senso del fresco.

Qualche decennio dopo il secondo conflitto mondiale, con il cambiamento sociale, dovuto alla rivoluzione industriale, il sorbetto di neve è stato soppiantato dal gelato ricavato da latte, uova, cioccolato o  con l’aggiunta di  varie essenze di frutta.

E, con il progresso culinario e dolciario sono scomparsi sorbetti e sorbettieri.

  Vito Giovannelli / www.fondazione-vito-giovannelli.com

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