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Numero 18 - Novembre
 
il profilo

 

 

Antonia Iaconi, per tutti Toni, è nata a Giulianova il 26 maggio1986. Ha frequentato il liceo scientifico "M. Curie" e si è poi trasferita a Milano dove ho studiato presso l'Accademia di Belle Arti di Brera. Ha interrotto gli studi dopo due anni per trasferirsi a Roma dove ha lavorato come montatrice video per Rai e Sky. Ha preso parte a due documentari come assistente alla regia in India e in Africa.

 

Nel 2010 è tornata a Milano per terminare gli studi e si è laureata nel 2012. Durante questi anni ha lavorato come videomaker e motion graphic designer freelance. L'anno successivo ha raggiunto a Londra il fratello Nicolò che, insieme alla sua ragazza, aveva appena avviato Roasticini, un'attività di street food che proponeva arrosticini e panini con la porchetta nei vari mercati e festival di Londra.

 

Nel 2014 Toni e il compagno Domenico, di Bari, hanno rilevato l'attività portandola avanti fino al 2017, anno in cui la coppia si è trasferita in Thailandia, nella piccola isola di Ko Phangan, dove ha aperto "Nena" Locanda Italiana.

 
 
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ATTUALITA'
giuliesi nel mondo 2020

 

di Ludovico Raimondi
 
Ristoratrice a Ko Phongan
 

Antonia Iaconi, la tradizione della cucina Beccaceci in Thailandia

 

Antonia Iaconi con il compagno Domenico nel loro ristorante "Nena"

 

NOVEMBRE 2020 - Quando nel gennaio 2017 Andrea Beccaceci chiuse l'attività del ristorante di famiglia in Via Zola a Giulianova, scese il sipario anche su un’epopea dell'arte culinaria in città e nell'intero Abruzzo. Il ristorante "Da Beccaceci", icona delle specialità di pesce, nel corso del suo secolo e più di storia si era via via guadagnato "nome" e "stelle" a livello nazionale comparendo sistematicamente sulle più prestigiose guide turistiche e di settore, e diventando tappa e meta obbligata di personaggi di fama nel campo della cultura, dello spettacolo, della moda, dello sport e della politica di tutta Italia.

Una "rampolla" della dinastia tiene ora in vita la tradizione di famiglia, seppure a 8.700 km di distanza e sei ore di fuso orario di differenza, in Thailandia: è qui, nel villaggio di Wok Tum, nella piccola isola di Ko Phangan, che Antonia Iaconi ha messo su il ristorante "Nena" Locanda Italiana insieme al compagno Domenico, un pugliese di Bari.

Antonia, per tutti Toni, è figlia di Marina Beccaceci, la sorella maggiore di Andrea, e a sua volta figlia di Carlo Beccaceci, indimenticato proprietario e impareggiabile personaggio del ristorante giuliese per oltre mezzo secolo, la cui moglie, Maddalena Mazzaufo, detta Nena, ha rappresentato negli anni la colonna portante della cucina, al fianco prima ed erede poi della suocera Anna Sabatini, carismatica maestra della cucina giuliese e abruzzese.

Ecco perchè il nome "Nena" Locanda Italiana che Toni, in onore di sua nonna, ha dato al suo locale.

 

C'è altro a rendere ancora più interessante la giuliesità di Antonia ed è l'altra metà genealogica legata a una famiglia molto nota nel mondo del calcio, rappresentata oggi dai fratelli Andrea e Ivo Iaconi: il papà di Toni, Ivo, è allenatore con lunghi trascorsi in Serie B e C, e lo zio Andrea è l'attuale direttore generale del Teramo in Serie C dopo una intensa carriera di dirigente sportivo in A e in B. Ma questa è un'altra storia.

 

La storia di Antonia, invece, è un'avventura che, resa vispa da spirito di libertà ed estrosità anche in campo artistico, vive al fuoco dei fornelli e ai tavoli della sua locanda dove arde ancora una fiamma di Giulianova nel segno della tradizione dei Beccaceci.

 

 

 

Selfie di famiglia in Thailandia: Antonia, il compagno Domenico, papà Ivo, nonna Nena e mamma Marina

 

Antonia, ristoratrice in Thailandia. Come mai?

 

Io e il mio compagno Domenico abbiamo deciso di trasferirci in Tailandia dopo un viaggio nel febbraio 2017. In quel periodo vivevamo a Londra e avevamo la nostra attività di street food, cucinando arrosticini e panini con la porchetta nei mercati e nei festival della città. Era un lavoro stagionale e dopo gli ultimi festival estivi potevamo partire per trascorrere l'inverno al caldo. Nel novembre dello stesso anno siamo partiti di nuovo per la Thailandia con il nostro cane, direzione l'isola di Ko Phangan, dove tuttora viviamo, pensando di restarvi solo 6 mesi. Sono trascorsi 3 anni e siamo ancora qui. Non siamo più tornati ne' a Londra ne' in Italia.

 

E' stato questo aspetto ad interessare anche i media internazionali?

 

Credo che la nostra storia possa suscitare interesse perché in realtà, come ho già detto, siamo partiti per una vacanza e non siamo più tornati indietro. Il tutto con un cane come compagno d'avventura. Ci siamo impegnati ad aprire un'attività con i pochi risparmi accumulati, abbiamo progettato e costruito tutti i tavoli e le sedie, pitturato le mura e creato un business plan. Il nostro piccolo ristorante italiano è dedicato a mia nonna Nena, chef del ristorante Beccaceci, da qui il nome Nena Locanda Italiana.

 

 

 

Antonia con la nonna Maddalena, detta Nena

 

 

Come “rampolla” di una famiglia storica nel campo della ristorazione, i Beccaceci appunto, dare al tuo locale il nome di nonna Nena è stato anche un modo affettivo di rilanciare la tradizione familiare?

 

Il nostro ristorante è dedicato a mia nonna Nena, ai suoi piatti e alla sua cucina ma il mio compagno e chef del ristorante è pugliese, quindi abbiamo creato un menu abruzzese/pugliese con piatti tipici delle nostre terre. Nonna Nena è voluta venire di persona ad assaggiare i nostri piatti e a darci la sua benedizione. É già venuta due volte negli ultimi 3 anni e quest'anno vi è rimasta per 9 mesi a causa del covid-19. Le piace molto venir qui perché viviamo circondati dalla natura e lei può sperimentare in cucina con prodotti che non avrebbe mai trovato e utilizzato in Italia.

 

E’ campo fertile, la Thailandia, dal punto di vista dell’enogastronomia?

 

La Thailandia è un paese fertile dal punto di vista del turismo in generale. Nel 2019 è stata visitata da quasi 40 milioni di turisti. L'aeroporto di Bangkok è il più grande scalo del sud-est asiatico, sia dal punto di vista turistico che commerciale, la posizione geografica della Thailandia fa sì che molte persone facciano sosta qui per poi raggiungere altre destinazioni. A livello sanitario è uno dei paesi asiatici più all'avanguardia, favorendo così un turismo medico non indifferente. A livello enogastronomico posso dire che non manca nulla. Ci sono ristoranti veramente di qualità e cucine di ogni nazionalità. Alcune materie prime locali sono molto buone come la frutta e la verdura, il pesce e alcuni tipi di carne. Poi si trovano anche tanti prodotti importati, ad esempio quelli italiani e le carni australiane e neozelandesi. Essendoci anche molti italiani che vivono e lavorano in Thailandia si possono trovare i latticini come la burrata o la mozzarella di bufala prodotti a Phuket, la più grande delle isole thailandesi, la pasta all'uovo prodotta a Koh Samui e anche vini come il Montepulciano d'Abruzzo o il Cerasuolo importati da grandi aziende.

 

 

Uno dei piatti tipici della Locanda italiana di Antonia

 

 

Quali sono i piatti forti del vostro menu? Considerata anche la diversa specie di pesce,  il brodetto alla thailandese ha sostituito il brodello alla giuliese?

 

I nostri piatti forti sono sicuramente quelli della tradizione: abbiamo il timballo, gli arrosticini fatti a mano con agnello neozelandese, lo zampone di mare o calamaro ripieno, ricetta della mia nonna ma servito su una crema di ceci con una cicoria locale che si inspira a sua volta a fave e cicoria pugliese. Poi proponiamo le paste, tipo la pescatora bianca o gli spaghetti con le vongole o anche quelli con i ricci di mare, molto popolari tra gli italiani e i giapponesi. E non mancano carpacci, tartare, impepata di cozze e spiedini di pesce cotti sul BBQ.

 

La tua locanda ottiene recensioni molto positive dagli italiani, turisti e non. E i thailandesi l'apprezzano e la frequentano?

 

Il ristorante è frequentato da italiani e stranieri e anche dai tailandesi. La cucina italiana è veramente conosciuta e apprezzata in tutto il mondo e senza dubbio è anche la più buona.

 

E come te la cavi con il thailandese?

 

Purtroppo lo parlo pochissimo, il minimo indispensabile. Vorrei iscrivermi a una scuola ma non ho abbastanza tempo a disposizione per frequentare i corsi, quindi ho scaricato una app sul telefono e ogni tanto mi esercito con quella. Per il resto c'è l'inglese che corre in soccorso.

 

Antonia con il fratello Nicolò, dal quale ha rilevato l'attività di street food a Londra prima di trasferirsi in Thailandia. Nicolò è rientrato in Italia dopo dieci anni nella capitale inglese

 

 

I tuoi genitori e tua nonna sono rimasti “intrappolati” per nove mesi a casa tua, in occasione dell’ultima visita in Thailandia, per via della situazione Coronavirus, ma voi e il vostro settore come state vivendo la pandemia?

Sicuramente possiamo dire di non aver vissuto assolutamente quello che voi avete vissuto in Italia e nel resto del mondo. Non abbiamo più casi interni da almeno 4 mesi. Attualmente ci sono pochissimi casi registrati tra i passeggeri in arrivo dall'estero. La Thailandia ha chiuso i propri confini a marzo con l'inizio della pandemia e non li ha più riaperti, sono ammesse solo persone  in possesso di un visto lavorativo, di salute o per motivi familiari. Anche qui c'è stato un lockdown generale a marzo di quasi tutti i servizi tranne supermercati, farmacie e ristoranti che potevano lavorare solo con il servizio d'asporto, e un coprifuoco notturno, che è andato scemando nei mesi successivi fino a terminare verso giugno. Il governo ha versato un contributo a 20 milioni di cittadini che avevano fatto richiesta tramite un sito web. Nonostante l'emergenza un grande senso di solidarietà ha coinvolto tutto il paese. Cittadini stranieri e tailandesi hanno organizzato banchetti dove donavano cibo alle persone più bisognose, volontari andavano di casa in casa a controllare la temperatura dei cittadini e riportavano i responsi agli ospedali.  In Asia in generale indossare la mascherina quando si è malati o anche solo raffreddati è una cosa abbastanza normale, lo si fa per rispetto, quindi indossarla tutti i giorni, ovunque, non è stato questo grande trauma per i thailandesi rispetto agli occidentali. Si rispettava il distanziamento sociale ovunque, anche in spiaggia e in qualsiasi esercizio commerciale si controllava la temperatura. Devo dire che l'emergenza Covid  in Thailandia è stata gestita molto bene. Da fine giugno siamo tornati alla normalità anche se rimane l'obbligo di indossare la mascherina negli esercizi commerciali e viene effettuato il controllo della temperatura all'ingresso. Noi abbiamo sempre lavorato anche durante il lockdown facendo servizio d'asporto e delivery, e ovviamente la stagione che di solito dovrebbe finire a maggio è terminata prima, ma non abbiamo mai vissuto una profonda crisi come quella che hanno vissuto molti ristoratori in Italia.

 

Dal ramo famigliare di tua mamma, hai ereditato la passione per la cucina. Dal ramo di tuo padre e della famiglia Iaconi hai ereditato la passione per il calcio e per il Giulianova?

 

Da piccola sicuramente mi è capitato di andare allo stadio Fadini ma ho iniziato ad appassionarmi al calcio negli ultimi 10 anni, quando ormai non vivevo più a Giulianova.

 

Ecco, appunto, hai lasciato Giulianova giovanissima per trasferirti a Londra e di conseguenza hai maturato una mentalità da “emigrante”. Ti balena l’idea di tornare nella tua città, magari per rilanciare il ristorante Beccaceci, di cui molti avvertono la mancanza?

 

Magari un giorno tornerò a Giulianova, chissà...

 

In che cosa ti senti ancora giuliese, cucina a parte?

 

Sicuramente nella famiglia.

 

La domanda canonica di chiusura ai giuliesi nel mondo: se dico Cupola di San Flaviano cosa ti viene in mente d’acchito?

 

Penso alla corsa dei cavalli durante la festa del 22 aprile, io piccolina con mio fratello e i miei cugini a casa di nonna Nerina che abitava in Corso Garibaldi. Penso alle nocelle di Giorgini, al diplomatico del Bar Marozzi e alla porchetta di Sergio Di Bonaventura e anche ai natali trascorsi in famiglia al ristorante Beccaceci e al gelato di "A Marechiaro", il più buono del mondo. A quanto pare i miei ricordi sono tutti legati al cibo e alla famiglia!

 
(foto poste a disposizione da Antonia Iaconi, che ringraziamo)
 

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