NEW YORK,
29.9.2015
-
“Il 1957
preannuncia l’anno più bello della vita di
Rochy Marciano”. Questo il verdetto emesso dai
maghi, dopo il suo addio alle armi “e il
campione non sarà più assillato”.
Lo
presagivano anche gli organizzatori, manager e “maghere”:
Il campione - si assicurava allora - non sarebbe più assillato dalla
preoccupazione di dover trascorrere favolose
settimane nei campi di allenamento, potrà
dedicarsi a piacevoli diversivi che gli
porteranno un granaio di dollari, a palate,
potrà dedicarsi alla moglie Barbara e alla
figlia Marianna, a babbo Pierino e a mamma
Pasqualina. Inoltre, potrà fare delle ricerche
che egli intende cominciare a breve scadenza.
Ecco la
cronaca dell'epoca.
Marciano
vuole trovare un colosso bianco da riportare sul
trono mondiale dei "pesi massimi”.
Queste, in
realtà, sono
le nuove soddisfazioni che il grande Rocco Marchegiano attende.
D’un fiato
il campione, dopo avermi stretto la mano in
maniera...alquanto dura, mi spiattella il suo
futuro. «Non credo alle streghe e ai maghi
-
attacca - ma qualcosa di vero esiste»
Rocky,
sceso da
Grossinger dopo quella
specie di ‘addio alle armi', in maglietta
estiva, dava sfogo ai desideri trattenuti a
lungo, colpa della sua brillante carriera
sportiva, «pur trattenendo un briciolo di
interesse a risalire sul palco cordato in
qualche posto, con qualcuno».
Ma con
chi intendi sfogare la tua meritata “vacanza?
chiediamo.
«Ti
confesso - dice, nascondendo un sorriso
sarcastico - sono alla ricerca di un colosso
bianco da riportare sul trono mondiale dei pesi
massimi. Questa è la mia più grande
soddisfazione che attendo, sono piccole gioie
(ma non troppo) alle quali non rinuncerei nemmeno
se la International Boxing Association mi
garantisse centomila dollari per affrontare
Floyd Patterson entro sei mesi».
Sì, questo,
sinceramente, Rocky ha confessato al cronista e
connazionale, gustando un gelato variopinto, nel
corso di una lunga conversazione che abbiamo
avuto con lui, il
29 dicembre
1956, nella stanza n. 345 del Barkley Hotel sulla
40ma Strada di New York.
Cronisti
male informati e alla ricerca del “colpo a
sensazione’, avranno parlato di ossessionanti mal di testa, di dissidi con la moglie, di
propositi di ritorno al ring.
Rocco ci ha
smentito tutto non senza aggiungere che si era
parlato troppo -e troppo a sproposito- delle sue
vicende.
Lo abbiamo
trovato abbronzato, allegro, in perfetta forma,
come se fosse in pieno allenamento. Ci ha detto
di non accusare le fatiche delle continue
trasferte e di non essere annoiato e stanco per
le riprese televisive e cinematografiche, per le
interviste e per i flash dei fotografi che lo inseguivano dovunque.
«La mia
attuale attività è semplicemente
frenetica», torna a dire Rocky all'epoca.
Dirige un incontro di lotta libera,
a Baltimora, mezz’ora dopo è sull’aereo che lo
trasporta a New York
dove darà
un’occhiata al nuovo restaurant “The Rocky’”
sulla Lexington Avenue. Un’ora dopo viene
abbagliato dai fari della Tv, mentre fa
conversazione con il celebre
Eddie
Sullivan.
Cinque minuti sul palcoscenico gli rendono
qualche cosa come cinque mila
dollari!…Barbara intanto lo aspetta in albergo
insieme alla cugina.
Ora,
dunque, ci siamo anche noi ad aspettare. Rocky
lo sa e arriva senza ritardo.
Entra con
le braccia cariche di pacchi e li lascia cadere
ai piedi della moglie stupefatta. Poi ci tende la
mano ridacchiando e dice:
«Salute paisa’!». Si
butta su una poltrona, appoggia le gambe sul
tavolino e domanda:
«Vuoi sapere anche tu se
ritornerò sul ring?»
La
conversazione prese piede, e noi la registrammo
sul micro registratore personale.
«Non
tornerò sul ring! La mia decisione è di sei
mesi orsono e a tutt’oggi non ho ragioni per
modificarla. Non combatterò nemmeno con Paterson
per il quale mi hanno offerto cento mila
dollari»
Forse
perchè Patterson è più forte del vecchio Moore?
«Questo non
c’entra. Moore, Walcott, Cockell, La Starza e tutti
gli altri sono stati regolarmente “collocati” da
me»
Qual è
stata la più grande soddisfazione della tua
carriera?
«Ho avuto
molte soddisfazioni ,ma due le considero
superiori alle altre ; quando a Filadelfia
l’arbitro mi dichiarò campione del mondo e
quando davanti a diecine di macchine da presa e
tanti microfoni, dichiarai agli sportivi
americani che avrei ripreso a combattere»
E’
vero che Al Weill (manager) ti ha
costretto ad appendere i guantoni al chiodo,
anche se il contratto che ti lega a lui
scadrà a fine giugno del 1957?
«Nothing
about this (niente di tutto questo). Ci
siamo trovati perfettamente d’accordo e hanno
torto coloro che affermano che a fine giugno
riprenderò gli allenamenti. Non deve infatti
trarre in inganno il fatto che anche attualmente
mi sottopongo a ginnastica per mantenere agile
il corpo. Lo faccio esclusivamente perchè chi
pratica il pugilato tende a ingrassare
moltissimo appena si ferma»
Per
quale ragione non hai accettato la proposta di
tradurre in film la tua carriera dal momento che
ti avrebbero dato trecento mila dollari?
«Preferisco non rispondere» (Giova dire a
questo proposito che a norma del contratto che
lo legava ad Al Weill egli avrebbe dovuto
corrispondere il trenta per cento della cifra al
suo manager!; ndc)
Che cosa
farai nell’immediato futuro?
«Non so
ancora con esattezza. Ho avuto molte proposte
per diversi lavori, una migliore dell’altra. E’
certo che appena avrò deciso mi dedicherò alla
nuova attività, con la stessa passione di
quando combattevo»
Ti
interessi ancora di pugilato?
«Sicuramente! Cercherò, come sai, un peso
massimo di pelle bianca che abbia coraggio,
cuore fisico e tanta buona volontà, farò di lui
il nuovo campione del mondo dei pesi massimi.
Sono certo di trovarlo entro il 1957. Ce la
metto tutta»
Come mai hai cambiato gli aiutanti?
«Ho un solo
“adviser” (consigliere) e mi funge anche da
segretario, è il fratello di Bill Conn, un
bravo ragazzo col quale vado perfettamente
d’accordo. Conosce bene gli uomini e le cose,
per questo mi trovo bene con lui»
Ma in
Italia quando, finalmente, andrai?
«Dovevo
andare in Italia insieme a Joe Di Maggio ma poi
ho saputo che egli è impegnatissimo per vari
mesi col campionato (baseball). Mi deciderò al
viaggio quanto prima e mi terranno compagnia
Barbara e Marianna»
Ti
esibirai sui quadrati italiani?
«Non ci
penso nemmeno! Semmai farò l’arbitro, intanto
darò un’occhiata ai ragazzoni del bel Paese e…
non si sa mai»
Rocky Marciano e Lino Manocchia Foto STADIO |