PACENTRO (Aq),
12.3.2013
(Numero 19) -
Pacentro
(Aq) Alt m. 690 Nome abitanti: Pacentrani N°
abitanti: 1250 Patrono: SS Maria della
Misericordia, 8 maggio
Fa parte della Comunità Montana Peligna e del
Parco Nazionale della Majella. E situato
nell’Abruzzo Ulteriore II. Il centro, adagiato
alle falde del Monte Morrone, si trova in un
punto di trapasso, tra una pianura molto abitata
e un ambiente di montagna particolarmente
angusto e boschivo.
Il toponimo
è di derivazione incerta. Con molto probabilità
deriva da antichi borghi, di origini latine.
Stemma:
tre torri, tre monti, una stella coronata a
cinque punte
Chiese e monumenti:
Chiesa di Santa Maria Maggiore, anche
detta della Misericordia o chiesa Madre (XVI
sec), elementi architettonici importanti:
facciata in pietra tripartita con fontana
monumentale nel centro della piazza; Chiesa
di San Marcello o della Trinità (XI sec),
con portale ligneo, oggi sede della
Confraternita di San Carlo Borromeo;
Chiesa della SS Concezione, sorta accanto al
Convento dei Minori Osservanti.
Notevoli sono gli edifici civili, Palazzo
Tonno del 600, Palazzo La Rocca,
che ospita il Municipio, Palazzo Granata
con portale monumentale. Tra tutti, il
Castello Cantelmo dei Caldora (X sec),
inizialmente a pianta triangolare, poi divenuto
a pianta quadrangolare, con tre torri, più
un’ala residenziale.
Di particolare interesse è l’antico lavatoio
pubblico, interamente di pietra, dove la
tradizione vuole che le donne del paese si
recavano, trasportando sulla testa le uaccile,i
catini di rame, per trasportare acqua.
Folklore:
in onore della Madonna di Loreto, ogni anno, si
festeggia la Corsa degli Zingari, dove i
giovani radunatisi sul Colle Ardinghi, al suono
di una campana, corrono a piedi nudi sino alla
Chiesa della Vergine. Al vincitore viene dato in
dono il Palio, il taglio di stoffa che,
nei tempi passati, serviva per cucire il vestito
festivo. Il vestito femminile, ad esempio, era
caratterizzato da un bustino intessuto con ossi
di balena stretto sui fianchi, a cui si legavano
le maniche con due laccetti. Un fazzoletto
bianco di forma quadrata ripiegato a triangolo
sulla testa, sulla veste un grembiule colorato.
Particolari erano le calzature: zoccoli di
legno.
Agricoltura:
allevamento di bestiame nei pascoli montani;
coltivazione di uliveti, vigneti ed erbe
aromatiche, coltivazione di cereali ed ortaggi
Artigianato:
lavorazione della pietra della Majella, della
quale restano caratteristici mascheroni
apotropaici posti sulle sommità dei portali
d’ingresso delle abitazioni private;
realizzazione di statuine in terracotta per il
presepe, il cui massimo esponente è stato il
maestro Peppino Avolio; produzione di filet
d’uncinetto e creazione di tipici abiti
femminili abruzzesi; lavorazione del legno, del
rame e del ferro battuto
Prodotti tipici:
tra i primi piatti famosi sono i maccheroni alla
chitarra, conditi con carne di castrato; tra i
secondi si annoverano la pecora bollita e la
polta con cavoli, pietanza a base di patate e
fagioli bolliti. |